mercoledì 20 maggio 2009

La protesta invisibile dei lavoratori Eni

Articolo di Enzo Mangini
Tratto da: http://www.carta.org


Difficile che i giornali che ricevono dall’Eni ricchi contratti pubblicitari si accorgano delle proteste che da lunedì 3 maggio stanno avvenendo davanti ai palazzi romani della multinazionale petrolifera italiana. Il management del cane a sei zampe ha avviato una serie di operazioni aziendali che stanno causando la perdita di centinaia di posti di lavoro, mille nella sola divisione Refining&Marketing, il principale ramo di attività rimasto in Italia. Lunedì 3 maggio hanno protestato davanti al quartier generale dell’Eni i lavoratori del Centro ricerche Eni di Monterotondo [58 persone], che dopo essere stato incensato dall’amministratore delegato Paolo Scaroni, sarà chiuso.Lunedì 18 è stata la volta dei lavoratori informatici ex dipendenti Eni esternalizzati all’Hp. Sono in totale un centinaio di lavoratori, divisi tra Roma e Pomezia. I tagli annunciati da Hp riguardano il 25 per cento di loro, uno su quattro. Al momento della cessione di ramo d’azienda, in questo i servizi Ict, l’Eni si era impegnata a trovare soluzioni in caso di tagli al personale, che la Hp ha deciso per macinare profitti a breve termine. Il calendario delle proteste non si ferma qui: venerdì 21 maggio davanti ai palazzi dell’Eur dove si decidono le strategie aziendali dell’Eni ci saranno i lavoratori della raffineria di Livorno. L’azienda aveva promesso investimenti e la conversione a agrocarburanti, invece l’impianto sarà ceduto, senza alcuna garanzia per i lavoratori. Per evitare che queste proteste rovinino l’immagine dell’Eni costruita con sapienti ed efficace campagne di pubblicità, l’azienda ha deciso di blindare l’assemblea degli azionisti dello scorso 30 aprile, quando i sindacati che avevano deciso di distribuire volantini per spiegare le ricadute occupazionali delle scelte di Scaroni sono stati confinati ben lontani dai cancelli del palazzo dove si teneva l’assemblea. Gli utili dell’Eni, riportati da tutti i media, hanno toccato nel 2008 gli 8,8 miliardi di euro. Nello stesso periodo di tempo, però, il personale della divisione R&M è stato ridotto di un migliaio di unità, tra mancati rinnovi, prepensionamenti e licenziamenti. Secondo le Rsu della divisione, si tratta di una deliberata strategia che penalizza i lavoratori italiani.

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